Le prime sette vertebre che dal cranio favoriscono il sostegno e la mobilità della testa permettendoci l’esplorazione del mondo compongono il tratto cervicale.
In presenza di malessere è definito cervicalgia o artrosi del tratto cervicale: dolore del collo, tensioni muscolari che possono essere state trascurate rendendo rigidi i muscoli e conseguentemente i movimenti limitati. La zona è sottoposta a molteplici stimoli e micro traumi; uno sforzo non adeguato istantaneo, brusco o prolungato a livello del collo possono far emergere una lesione a queste strutture.
Il dolore può irradiarsi alle spalle (trapezi) e, nei casi più gravi, alle braccia, rendendo difficoltosi i movimenti.
In realtà quando il dolore arriva in questo tratto, è perché la colonna vertebrale non ha più corrette le normali curve fisiologiche e tutta la postura del corpo ha già subito una serie di spostamenti.
Altre sensazioni conseguenti possono essere: mal di testa, senso di sbandamento, offuscamento generale, vertigini, nausea e vomito, risvegli difficili al mattino, disturbi del sonno, sonnolenza, sensazione di essere costantemente stanchi.
Dal punto di vista psicologico è legato ad aspetti di rigidità mentale e psichica in quanto rappresenta la tendenza all’ambivalenza fra le scelte fatte per ragione o quelle sentite dall’emozione, una scissione data da disarmonia fra doveri e morale, per tanto il carattere della persona può tendere ad avere valutazioni iper-razionali della realtà delle cose, magari con una sorta di distacco emotivo.
In psicosomatica, il collo assume il senso di colpa e l’autorecriminazione, la negazione, la testardaggine, la scarsa flessibilità. Per Lowen è “anello al punto di congiunzione del capo e del collo, che funziona come un cappio”
Insomma dando credito ai detti popolari prima di essere nei guai fino al collo prendiamoci cura di questo spazio